Storie e Interviste

Volée, battute e rovesci alla portata di tutti: BLIND TENNIS

Il tennis per ciechi e ipovedenti sta prendendo piede anche in Italia grazie, soprattutto, alla Virtus Tennis che lo scorso novembre ha organizzato i primi campionati italiani

Nato in Giappone verso la fine degli anni ‘80, il tennis per ciechi, denominato oggi Blind Tennis, si gioca su campi di dimensioni ridotte(12.80×6.40) con dei nastri di corda lungo le righe, in cui gli atleti usano delle racchette da bambino e una pallina di spugna con un sensore all’interno che emette un suono quando rimbalza.
Il giapponese Miyoshi Takei considerava la sua cecità come un’occasione, non come un ostacolo, e il suo handicap l’ha spinto a provare il tennis per la prima volta. “Volevo colpire una palla e farla viaggiare nell’aria il più forte possibile, anche se non potevo vederla”. Così ha creato uno sport, il tennis per ciechi, che ha centinaia di praticanti in Giappone, ed è abbastanza diffuso in Asia, in Russia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

@Gianni Schicchi

In Italia siamo ancora all’inizio, ma lo scorso novembre, lo storico circolo Virtus Tennis di Bologna ha organizzato il primo campionato italiano di Blind Tennis. La manifestazione, organizzata assieme alla neonata Federazione Italiana Tennis ciechi ASD, ha visto una grande partecipazione di tennisti provenienti da diverse parti d’Italia (soprattutto dal nord) che si sono dati battaglia per tre giorni. Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Paolo Chinellato, non solo il direttore del circolo di via Duccio Galimberti, ma anche tecnico nazionale FIT, psicologo-sicoterapeuta e maestro di Blind Tennis, il quale ci ha raccontato l’impegno di Virtus Tennis in questa disciplina: “Il progetto va avanti da 3 anni qui da noi alla Virtus, a novembre abbiamo organizzato i primi campionati italiani, non ancora sotto la Federazione Tennis. Per organizzare il campionato abbiamo quindi aperto un ASD, il primo passo per entrare sotto il cappello del CONI”. A Bologna si sono dati appuntamento atleti con differenti deficit visivi: “Hanno partecipato 25 giocatori divisi in tre categorie, B1 per i non vedenti (consentiti 3 rimbalzi alla pallina), B2 e B3 per chi ha minor deficit visivo (consentiti 2 rimbalzi in un campo un po’ più grande).

@Gianni Schicchi

Si gioca con una pallina di spugna che emette un suono quando colpisce il terreno”. Il principio su cui si basa il Blind Tennis è l’ecolocalizzazione, o biosonar, quello che consente ai pipistrelli, ai delfini e alle balene, di muoversi. Uno studio condotto dall’University of Western Ontario, ha scoperto che anche i ciechi possono avvalersi di questo sistema. Lo studio dimostra come un ragazzo di 14 anni, Ben Underwood, è riuscito a muoversi nel suo quartiere in bici e sui pattini schioccando la lingua ed emettendo altri suoni, riuscendo così ad interpretare le onde riflesse e farsi un’idea del mondo circostante.
Paolo è entrato anche nel dettaglio del regolamento: “Vince il set chi arriva a 4 game, e c’è sempre il punto secco, quindi sul 40/40 chi fa punto vince il game. Sul 3-3, vince il set chi arriva a 5. Sul 4-4 si gioca un tie break ai 7 punti. Se il punteggio è di 1 set pari, si gioca un tie break lungo ai 10 punti. Come Virtus abbiamo una decina di atleti che si allenano 2 volte a settimana. I prossimi appuntamenti del Blind Tennis saranno in giugno al torneo internazionale di Alicante, e alle Paralimpiadi di Tokio 2020 dove parteciperemo come sport dimostrativo. È questo l’iter per sperare
che il Blind Tennis diventi sport ufficiale alle Paralimpiadi del 2024. Un grande obiettivo anche del Presidente della federazione italiana ciechi, e direttore sportivo della Virtus Tennis, Gabriele Giordani”
.
Progressi piccoli ma significativi per uno sport che ha in Bologna il cuore pulsante del movimento italiano. La forza di volontà di questi atleti che vogliono giocare, divertirsi e competere anche nel tennis, sarà la spinta fondamentale per far crescere il Blind Tennis anche in Italia.