Perché sei finito in piscina? Chi ti ci ha portato?
Mi hanno portato i miei genitori quando avevo 5 anni, era la piscina di Budrio. Iniziai con i corsi estivi, loro ci tenevano molto che io e le mie due sorelle gemelle imparassimo a nuotare visto che d’estate andavamo sempre al mare. Il primo contatto col cloro della piscina è stato con un tuffo a bomba, una sensazione bellissima fin da subito. Ho sempre visto l’acqua come un’amica e ancor andiamo parecchio d’accordo.
Chi sono i professionisti che ti seguono e in cosa ti aiutano?
Ho uno psicologo dello sport che mi aiuta gestire al meglio le gare e gli allenamenti soprattutto dal punto di vista del controllo delle emozioni, della concentrazione e della lucidità che bisogna avere sia quando si è in gara davanti a migliaia di persone, sia in allenamento quando si è da soli in piscina. È una figura fondamentale per me. Ho un nutrizionista che mi aiuta a seguire una dieta sana per essere più forte fisicamente ed avere migliori prestazioni nel quotidiano. Ho un preparatore atletico perché il nuoto non significa solo acqua, ma c’è una parte fondamentale a “secco” in cui si fa tanto lavoro di stretching, di preparazione atletica e di forza. Infine ho un manager che mi aiuta a gestire tutto l’extra nuoto come le interviste, il rapporto con gli sponsor, gli eventi, i social, la mia immagine in generale.
Così io posso pensare solo a nuotare.

Che effetto ti fa, a meno di risultati clamorosi, leggere il nuoto sempre alla fine dei quotidiani sportivi?
È dura. Io leggo sempre i giornali perché mi informo su tutti gli sport. Ma vedere sempre le prime 20/25 pagine dedicate al calcio non lo trovo giusto. Soprattutto quando alcune di quelle pagine sono dedicate a gossip o ad argomenti collaterali al pallone. Dare il giusto spazio a tutti gli sport credo che sia fondamentale anche per accrescere la cultura sportiva del paese. Io inizio sempre a leggere i quotidiani sportivi partendo dalla fine.
Chi non segue bene il nuoto non ha la percezione del volume di allenamenti che richiede. Quante ore ti alleni al giorno e alla settimana?
Faccio un paio di allenamenti al giorno, per un totale di 4/5 ore. Sono circa 30/35 ore settimanali. Di norma la preparazione base in vista delle gare dura 4 mesi. Nei primi due nuoto anche 10/12 km al giorno, sono i periodi più duri ed intensi. Negli ultimi due mesi il carico diminuisce anche di 2/3 per arrivare pronti e lucidi all’appuntamento importante.
Come vinci la “noia” delle tante ore passate ad allenarti da solo in piscina?

Amo talmente tanto questo sport che per me, a differenza di tanti miei colleghi, la noia non esiste. Adoro la sfida, cerco sempre di darmi degli
obiettivi. Questo fa sì che quando sono da solo a nuotare per ore con gli occhi che guardano sempre quelle stesse piastrelle in fondo alla piscina, non mi annoio ma sono contento di allenarmi con l’obiettivo di vincere una futura sfida. La testa nel nuoto è tutto. Credo che le vittorie dipendano al 70% dall’aspetto mentale e al 30% dall’aspetto fisico.
40 finali individuali in carriera. Cosa ti porta a scendere in vasca domani mattina e allenarti per cercare di alzare ancora di più l’asticella?
40 finali e 28 medaglie, una media degna di LeBron James (ride). A parte gli scherzi mi piace troppo il nuoto e come ti dicevo ne sono veramente innamorato. Io mi diverto in piscina e quindi non mi pesa affatto pensare che anche domani mattina mi attendono le mie solite ore di allenamento. Ho 28 anni un’età giovane, ma avanzata per il nuoto, e comunque penso di
avere ancora molto da dare a questo sport.

Perchè Bologna è una città speciale per te?
Io sono di Budrio, anche se ormai da anni abito a Bologna attaccato alla piscina dello Stadio. Vivo la mia città a 360 gradi e ne sono innamorato. Amo la cucina, amo i bolognesi e la loro cordialità, amo questa città calda ed accogliente come una vecchia signora. Molti mi chiedono perché non mi trasferisco in altre città, ma io Bologna non la lascerei mai.
Tagliatelle o tortellini?
Ma che domande sono? Ho un tortellino tatuato sulla pelle e una collana portafortuna con i tortellini. Beh, poi, ovviamente, una bella tagliatella al ragù la mangerei anche adesso eh…