Storie e Interviste

La collezionista di medaglie

Lombarda di nascita, bolognese di adozione, Martina Caironi è l’atleta paralimpica più veloce del mondo. Corre i 100 metri in 14’’61, Oro a Londra 2012, Oro a Rio 2016 e argento nel salto in lungo.


Quanto ti ha aiutato lo sport nei momenti difficili?

Mi ha aiutato molto perché mi ha dato la consapevolezza che potessi superare i miei limiti.  Per me è una valvola di sfogo per tutte le delusioni, i momenti di rabbia e le incazzature.

Raccontami di quella volta che eri in macchina, e non sapendo dove appoggiare le cose, hai usato la protesi come porta-oggetti.

In realtà mi succede spesso quando sono in viaggio. Tolgo la protesi per comodità. Quella volta stavamo andando ad un festival estivo, eravamo in 5 e la macchina era stipata, così ho deciso di ottimizzare lo spazio usando la mia gamba come porta-oggetti.

Tu dici che la disabilità in certi casi non esiste. In che senso?

Arrivo a dire che la disabilità non esiste solo nel momento in cui si hanno a disposizione
una strumentazione giusta, delle protesi moderne o una carrozzina, grazie alle quali si
possono superare quelle difficoltà che ti dà la disabilità Io, per esempio, potendo  condurre una vita normale, spesso mi dimentico della mia disabilità.

Cosa ricordi della notte dell’incidente?

Ricordo il buio, una luce potente, gli abbaglianti del pirata della strada. Questo ricordo
mi accompagna da anni, tormentandomi di notte per diverso tempo. Ricordo anche il botto, un rumore fortissimo e il dolore mischiato allo shock.
Anche se il dolore vero l’ho provato quando mi hanno amputato la gamba.

Monica Contrafatto;Martina Caironi
credits Marco Mantovani

Cosa rappresenta per te Bologna?

Bologna è un punto di incontro per le mie aspirazioni. Qui ho avuto le mie prime protesi,  qui sono cresciuta come atleta. È diventata la mia città, passando dall’essere il paese dei balocchi quando ci venivo sporadicamente e già l’amavo, alla mia seconda casa.
La multiculturalità e la diversità delle persone è la cosa che amo di più di questa città.

Che sensazione provi quando pensi al fatto che sei la donna più veloce del mondo?

Penso che ce l’ho fatta. Ho raggiunto il massimo di qualcosa. Ma è anche una bella responsabilità perché bisogna sapere gestire anche le eventuali delusioni e le future sconfitte, perché prima o poi arriveranno, e la gloria di oggi so che non durerà in eterno.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Le paralimpiadi di Tokio 2020 sono l’obiettivo numero uno. Ma prima devo confermarmi ai mondiali di novembre 2019 e poi agli Europei.

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