Storie e Interviste

Aradori e Pini: stregati da Basket City

Cosa significa per un giocatore di basket, giocare sotto le Due Torri: lo abbiamo chiesto a due giocatori molto amati dai propri tifosi, Pietro Aradori e Giovanni Pini.

Il fascino di Bologna è capace di travolgere gli sportivi che si trasferiscono nella nostra città. Il tutto è amplificato se gli atleti in questione sono dei giocatori di basket, perché oltre alla storia, alla cucina, all’accoglienza, Bologna offre quello che nessun’altra città italiana è capace di offrire ad un livello così elevato: la passione. Abbiamo quindi deciso di intervistare due giocatori di Virtus e Fortitudo, per sapere cosa pensano di Basket City e del calore della nostra gente. Pietro Aradori e Giovanni Pini sono i due (s)fortunati che partecipano alla nostra intervista doppia!

Spiega ai non bolognesi, cosa significa il basket a Bologna.

Pietro Aradori
Il basket a Bologna significa girare per la città e sentirsi dire che è meglio la Virtus da un tifoso virtussino, poi girare l’angolo e sentirsi dire che è meglio la Fortitudo da un tifoso dell’altra sponda. E magari i due sono marito e moglie. Vuol dire respirare pallacanestro 7 giorni su 7 alla settimana, in ogni bar e ristorante. Sotto i portici. Ovunque.
Giovanni Pini
Il basket a Bologna è qualcosa presente nell’aria che tutti possono respirare e di conseguenza fa parte della quotidianità dei bolognesi. Il “cinno” al parco, l’universitario sui mezzi pubblici, il pensionato al circolo, tutti quanti parlano di basket avendo ben chiara fin da subito la loro fede cestistica.

© Fabio Pozzati

Cosa provi ogni volta che sali le scale del Paladozza che ti portano fino al parquet?

P.A. Sento l’adrenalina che schizza a mille…. il tutto è amplificato dal fatto che la scala che sale verso il campo è proprio sotto il lato della curva dove ci sono i tifosi della Virtus e quindi il boato è amplificato.
G.P. Nella settimana “lavorativa” è il momento più bello e di felicità che deriva dal ricongiungersi coi propri tifosi. Quando sali la scaletta pronto a lottare noti che non sei solo, ma migliaia di persone sono già pronte sugli spalti a darti una mano.

Quanta voglia hai di giocare il derby, e perché?

P.A. Di voglia ne ho parecchia, visto che non ho mai avuto la fortuna di giocare il derby di Bologna. Sicuramente non sarà quello degli anni d’oro, a cavallo tra la fine degli anni 90 e l’inizio del 2000, ma faremmo comunque la nostra porca figura. Inoltre due squadre in Serie A a Bologna sarebbero una spinta incredibile per tutto il movimento cestistico italiano, richiamando e coinvolgendo sempre più persone e interesse per il campionato.
G.P. Penso che il derby di Bologna non sia paragonabile a nessun altro derby in Italia, altri sport compresi. E giocarlo sarebbe un’emozione incredibile per chi lo ha sempre visto un po’ dalla periferia come me. I derby hanno fatto la storia, e farne parte sarebbe una grande soddisfazione.

© Fabio Pozzati

Dimmi tre caratteristiche uniche della Virtus

P.A. Eleganza, stile, senso d’appartenenza.

Dimmi tre caratteristiche uniche della Fortitudo

G.P. La Fortitudo è resiliente, temeraria e autentica. Come la sua gente!

Raccontaci un aneddoto simpatico che riguarda te e la città di Bologna

P.A. Non è esattamente un aneddoto simpatico, ma qualcosa che ho riscontrato in tante persone che vivono qui. Non ti puoi spostare in auto che arrivano multe a go-go. Anche se pensi di essere stato perfetto, c’è il rischio elevato che arrivi una multina a casa. È una delle città in cui io sono stato, dov’è più facile prendere multe.
G.P. Iniziò tutto 6 anni fa, giocavo alla Biancoblu Bologna e i tifosi Fortitudo non riconobbero la squadra come la nuova Effe. Un paio di volte la Fossa si presentò con striscioni e cori polemici. Nei miei confronti cantarono un coro “ironico” (il primo della mia breve carriera). 5 anni dopo firmai per la vera Fortitudo sperando che si fossero dimenticati di quel coro. Alla presentazione della squadra invece, puntualissimi, lo riproposero ma con significato opposto. Apprezzai la modifica!

© Fabio Pozzati

Qual è il luogo, lo scorcio, il posto che preferisci di Bologna, e perchè?

P.A. Mi piace molto San Luca, per la vista. Mi piace molto piazza Galvani per l’atmosfera, le Due Torri per la bellezza, e galleria Cavour per lo stile e l’eleganza.
G.P. Sicuramente Piazza Minghetti. Quando ero ragazzino, coi miei amici prendevamo il regionale da Carpi per farci un pomeriggio a Bologna, e ci fermavamo sempre lì prima di tornare verso la stazione. Oltre questo bel ricordo la considero una delle Piazze più belle della città.

Tagliatelle al ragù o tortellini in brodo?

P.A. Tortellini.
G.P. Nella mia classifica personale metto lasagne, tortellini e tagliatelle!

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